«Le persone in relazione intima diventano reciprocamente parte della psicologia dell’altro,
formando un sistema a feedback che regola e informa il loro comportamento individuale.»
James Framo
Per quanto il tema del rapporto tra fratelli sia stato oggetto di studi sistematici solo a partire dagli anni 80, un lavoro specifico sulle relazioni tra fratelli e sorelle è una risorsa molto preziosa per la terapia. Permette di capire in che modo e quanto i fratelli possano influenzarsi – e di fatto si influenzino a vicenda – nel corso dell’esistenza, il loro vedere insieme le difficoltà ma anche le risorse del crescere nell’unicità della loro famiglia, le diverse relazioni e quanta influenza può avere ad esempio il figlio maggiore sui fratelli e le sorelle più piccoli, il suo essere un modello, a volte un genitore, altre volte ancora colui che decide per primo di abbandonare la famiglia e costruire una sua vita.
Spesso l’influenza esercitata tra i fratelli è sottile e nascosta e in alcuni momenti della terapia è prezioso vedere in seduta per una o alcune sedute solo i fratelli. Significa creare un setting che permette scambi e condivisioni che difficilmente potrebbero emergere nelle normali relazioni in famiglia e in cui i fratelli possono confrontarsi sia nel caso ci siano difficoltà tra di loro ma anche nel caso la famiglia stia attraversando un periodo di crisi. In queste circostanze la relazione tra fratelli può estendere la propria influenza più di quanto genitori e figli abbiano mai potuto sospettare, aumentando enormemente il grado di consapevolezza di ognuno e l’efficacia della terapia.
Sintomi e fratelli
Perchè si è presentato questo sintomo in questo specifico momento? In che modo queste difficoltà entrano a far parte delle dinamiche interattive e multigenerazionali di questa specifica famiglia? Quali problematiche sommerse, grazie al percorso terapeutico, è possibile affrontare? È possibile che una particolare problematica possa avere un significato più o meno specifico indirizzato ai fratelli ed è fondamentale una visione ampia che vada ad indagare sull’intero sistema famigliare e gli eventi concreti accaduti al suo interno oltre a momenti di passaggi specifici per la famiglia (un matrimonio, un trasloco, un lutto…).
L’evento scatenante, ad esempio di sintomi fobici, può essere un fratello con cui era presente un legame molto forte che si è di recente allontanato di casa per motivi di studio o di lavoro, oppure una sorella che si è sposata di recente, oppure ancora una grave malattia diagnosticata ad uno dei fratelli.
Lealtà invisibili
La depressione in un figlio può svolgere diverse funzioni: protettiva distogliendo ad esempio l’attenzione dei genitori da un fratello in difficoltà, può servire per portare la pace se avvicina i famigliari tra di loro o consente a un fratello che si era allontanato di ritornare. Un sintomo può essere un modo per essere vicini ad un fratello che sta attraversando un momento di crisi, in una sorta di lealtà invisibile: può accadere che il paziente non possa “abbandonarlo” del tutto se anche il fratello non migliora. “Il mio problema ansioso è la sola cosa che tiene mia sorella legata a me: migliorando non avremo più nulla in comune”.
Può anche essere un modo indiretto di ferire un fratello, di vendicarsi di un rancore passato, di proteggerlo o avvicinarglisi, o magari di facilitare il ritorno in famiglia di chi se ne è andato.
Le funzioni di un sintomo
Uno studio di particolare interesse sull’argomento è stato svolto da Karen Gail Lewis, coordinatrice di terapia familiare per la Eating Disorders Clinic alla University of Cincinnati Medical Center e presso la facoltà del Dayton Institute for Family Therapy, che individua almeno sette distinte funzioni svolte dai sintomi nel rapporto tra i fratelli.
1. Avvicinamento
Fratelli che da piccoli avevano quello che Bank e Khan (1982) chiamano un basso livello di accesso – cioè poca influenza reciproca – da adulti possono sentirsi isolati e desiderare un avvicinamento, soprattutto quando vi è una notevole differenza di età tra il paziente designato (sintomatico) e gli altri. L’isolamento può anche essere conseguenza di ruoli rigidi che risalgono all’infanzia, quando uno era il “piccolino”, l’altro “il rompiscatole”, l’altro ancora “il cocco” dei genitori. Alcuni sintomi possono avere allora la funzione di avvicinarsi o riavvicinarsi a un fratello.
È relativamente indifferente se l’occasione che riunisce è positiva o negativa: l’importante è che riunisca. Fratelli che sono stati distanti, o persino ostili, offrono consigli, chiamano per sapere come sta il fratello, o la sorella. Talvolta anche litigare è un modo per avvicinarsi. Rimproveri del tipo “se solo facessi questo”, oppure “dovresti fare quest’altro”, indicano che un fratello è presente nella mente dell’altro.
2. Rendersi eguali
Quando il paziente designato si è distinto dagli altri fratelli, oppure non è in qualche modo pari agli altri perché ha ricevuto dai genitori in misura maggiore favori, abilità, talenti naturali, doti fisiche o sociali, può essere tentato di rendersi eguale. Anche se vi sono vantaggi nell’essere considerato speciale, si può diventare oggetto di gelosia od ostracismo da parte dei fratelli e, ad un certo punto, i benefici non compensano la tensione, la rabbia o l’esclusione. Un sintomo può essere attivato da adulto, quando il paziente designato si sente in colpa per avere ancora una volta più successo, felicità, figli in migliore salute ecc., rispetto a un fratello meno fortunato. Un sintomo spesso segreto, quale la bulimia, consente a una persona di mantenere un’immagine di successo, sentendosi in realtà altrettanto fallita di un fratello.
3. Protezione
La protezione ha diversi aspetti. Il sintomo può mettere un fratello al riparo dallo stretto controllo o dall’esagerato coinvolgimento dei genitori. Questo può avvenire quando il paziente designato sente che un altro fratello ha bisogno di un po’ di spazio in più, lontano dai genitori, per poter crescere o cambiare. Il sintomo può anche proteggere i genitori da problemi da cui il paziente teme potrebbero venire sopraffatti, perché troppo sconvolgenti. D’altro canto, procurando un problema che dà inizio ad una terapia famigliare, il paziente designato può anche fare in modo che, di fatto, un altro fratello che sta attraversando delle difficoltà, riceva un aiuto. (Questo è di fatto un beneficio casuale, perché naturalmente la maggior parte delle persone non sa se come terapeuti chiederemo a tutta la famiglia di partecipare alla terapia).
4. Fare da paciere
Quando vi è una frattura nei rapporti famigliari, il fatto che qualcuno abbia dei problemi ha spesso la funzione, più o meno coperta, di fornire un’occasione per riportare la pace. Un grave problema di una sorella minore ha a volte l’effetto di riunire la famiglia, coinvolgendo positivamente una sorella ribelle o un fratello che si era estraniato dal gruppo. In questo senso, il sintomo fornisce alla famiglia l’occasione di uno scambio di ruoli, in modo tale che l’ex ribelle o il fratello “ammalato” vengano innalzati al ruolo di “assistenti”.
5. Colpi bassi
Un sintomo può essere l’arma di una battaglia segreta contro un fratello. Questo accade spesso quando un paziente designato non ammette la propria rabbia o rivalità con un fratello: la lotta segreta può riguardare questioni presenti oppure essere il lascito di questioni irrisolte nell’infanzia. Quando i fratelli non hanno imparato a litigare in modo aperto e leale, al sintomo si può ricorrere in diversi modi come a un colpo basso in una contesa. Ad esempio il fratello sintomatico prigioniero di un ruolo che non gli permette di esprimere la rabbia oppure per attirare l’attenzione, quando un fratello si sente trascurato a vantaggio di un fratello che assorbe molto del tempo e delle energie dei genitori.
6. Bandiera di segnalazione
Quando un membro della famiglia vede un problema che gli altri sembrano ignorare, il sintomo può svolgere la stessa funzione di una bandiera di segnalazione. È come se, nel manifestare il sintomo, il paziente dicesse ai famigliari: “Sentite, qui c’è un problema serio da affrontare”. Il problema può riguardare il paziente designato oppure un altro o altri membri della famiglia. Sventolando la bandiera del sintomo per richiamare l’attenzione dei fratelli, è come se il paziente stesse sollecitando il loro aiuto per far sì che la famiglia affronti il problema.
7. Separazione
Un sintomo può offrire a una persona una via di fuga, un mezzo per staccarsi da una famiglia invischiata o da un ruolo rigido. Concentrandosi sulla propria sintomatologia, il paziente può sfuggire – fisicamente o emotivamente – alla famiglia o al proprio ruolo. A questa funzione del sintomo può ricorrere sovente chi ha ricoperto una funzione importante all’interno della famiglia, ma ha bisogno di concedersi una pausa. Il ruolo coperto può essere quello del bambino caricato da un eccesso di responsabilità, oppure può trattarsi di un ruolo complementare a quello di un fratello, ad esempio “il serio” rispetto “al pagliaccio”. Il sintomo permette la permanenza all’interno della famiglia, creando contemporaneamente una distanza.
Nella maggior parte dei casi, un sintomo veicola molteplici significati, di cui il messaggio rivolto al fratello è solo una piccola parte. È però essenziale essere consapevoli dell’esistenza di questo nesso e della qualità delle relazioni tra i fratelli in quanto nell’adulto le relazioni sono condizionate dalle introiezioni e dal transfert, non solo in relazione alle figure parentali, ma anche a quelle dei fratelli. Sebbene fratelli e sorelle si allontanino via via nel corso delle rispettive vite personali e professionali, le loro immagini interiorizzate rimangono. Ad esempio, una ultimogenita può stabilire relazioni con persone in posizioni di autorità, o trattare i suoi pari come se fossero fratelli maggiori. Un uomo ritenuto dai fratelli “il cervellone” può aspettarsi che amici e colleghi lo trattino con analogo rispetto.
Sulla scia di questo articolo appare evidente quanto considerare una funzione legata ai fratelli in terapia sia un prezioso materiale per aumentare le risorse per noi terapeuti alla ricerca di ipotesi e di modi sempre più efficaci per intervenire.
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